UN QUADRO INTERGOVERNATIVO PER FAVORIRE LA COOPERAZIONE EUROPEA IN MATERIA DI RICERCA - Sud in Europa

Vai ai contenuti

UN QUADRO INTERGOVERNATIVO PER FAVORIRE LA COOPERAZIONE EUROPEA IN MATERIA DI RICERCA

Archivio > Anno 2011 > Maggio 2011
di M. Irene PAOLINO    
A norma del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), nel settore dell’ambiente l’UE ha una competenza concorrente con quella degli Stati membri. Secondo l’art. 3 (ex articolo 2 del TUE) del Trattato sul­l’U­­nione europea, quest’ultima “si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tu­tela e di miglioramento della qualità dell’ambiente”. Al fine di assicurare lo sviluppo sostenibile, l’Unione europea intende con­tribuire all’elaborazione di misure internazionali volte a preservare e migliorare la qualità dell’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali mondiali.
E nell’ottica di favorire il be­nessere e migliorare le condizioni di vita delle generazioni presenti e future che l’U­nio­ne europea istituì a Göteborg nel 2001 una strategia a lungo termine volta a conciliare le po­litiche in materia di sviluppo sostenibile sul piano ambientale, economico e sociale.
La strategia, adottata al Con­siglio europeo del giugno del 2001, aggiunse la dimensione ambientale al processo di Lisbo­na in materia di occupazione, di riforme economiche e di coe­sione sociale cercando di integrare la sostenibilità in tali settori, proponendo di esaminare e valutare le conseguenze sociali, economiche ed am­bientali di tali politiche in ma­niera coordinata al momento della loro elaborazione ed adozione.
Per realizzare i suoi obiettivi, lo sviluppo sostenibile deve af­frontare sfide relative a temi ambientali, economici, sociali.
Queste sfide sono direttamente e strettamente collegate al no­­stro modo di vivere. Le modalità di produzione e di consumo contribuiscono al riscaldamento globale, all’inquinamento, al consumo dei materiali e allo sfruttamento intensivo delle risorse. I nostri stili di vita ed i nostri comportamenti costituiscono delle minacce non solo per l’ambiente, ma anche per la nostra salute e la sicurezza alimentare.
Questo significa che ognuno di noi deve assumersi in prima persona le proprie responsabilità. La tutela dell’ambiente, della biodiversità, dell’ecosistema è un dovere che riguarda tutti: per garantire un futuro al nostro pianeta occorre uno sforzo comune a partire da piccoli gesti quotidiani.
Ognuno di noi può avere un ruolo nell’attuazione delle politiche di sviluppo sostenibile e di tutela delle risorse naturali, in qualità di cittadini, consumatori, professionisti, amministratori e decisori politici. Comunicare, discutere, riflettere sul valore del­le risorse ambientali e sull’emergenza ecologica che a livello globale rischia seriamente di comprometterle, è assolutamente necessario ed urgente per tentare di generare un cambiamento convinto e permanente dei modi comuni di pensare e di agire.
Secondo un sondaggio di Eurobarometro del 2008, il 95% dei cittadini europei concorda sul fatto che le tendenze globali rivestono un ruolo significativo sull’ambiente con rilevanti ri­percussioni sulla qualità della vita. Secondo gli europei, nelle decisioni relative a trasporti, energia, abitazioni, agricoltura, pe­sca, prodotti alimentari e salute, occorre tener conto dei risvolti sull’ambiente, come delle esi­­genze economiche e sociali. An­che le imprese cercano di es­sere più innovative ed eco-efficienti per garantire un maggiore rispetto dell’ambiente e man­tenere la competitività nell’economia.
L’80% degli intervistati dal sondaggio Eurobarometro sa di avere un ruolo nella tutela dell’ambiente e due terzi degli eu­ropei vuole che le decisioni in ma­teria ambientale vengano prese a livello comunitario, ar­monizzando la legislazione dell’Ue. Il 78% ritiene utile la creazione di una forza di protezione civile europea per far fronte alle calamità naturali nel proprio paese.
Dal sondaggio emergono anche le 5 problematiche am­bientali di cui i cittadini sono più preoccupati: i cambiamenti climatici, l’inquinamento idrico e atmosferico, le catastrofi di origine umana e l’impiego di sostanze chimiche nei prodotti di uso quotidiano. Il 58% nutre qualche dubbio sull’uso degli OGM, mentre solo il 21% ne è favorevole. Inoltre, circa tre quarti degli intervistati si dichiara disposto a comprare prodotti ecologici, nonostante il prezzo sia più alto, ma solo il 17% ha già acquista­to prodotti ecologici nel mese precedente. Infine, più della metà dei cittadini afferma di saper riconoscere un prodotto ecologico dall’etichetta.
Secondo il 63%, la tutela dell’ambiente può essere considerato un incentivo all’innovazione e non un ostacolo alla crescita e che vada privilegiata rispetto alla competitività. Più di due terzi degli europei, inoltre, il progresso dei singoli paesi deve es­sere valutato in base ad indicatori sociali, ambientali ed economici. Gli intervistati, inoltre, ritengono che i Paesi Terzi debbano essere aiutati dall’Unione europea ad adottare misure vol­te a migliorare il loro livello di tutela dell’ambiente stanziando maggiori finanziamenti.
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente AEA, negli ultimi 30 anni gli europei hanno assistito ad una considerevole ri­duzione delle emissioni di inquinanti atmosferici, a una diminuzione del 95% della produzione di sostanze chimiche che dan­neggiano lo strato di ozono, alla definizione di un trattato per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, all’istituzione di un sistema innovativo di scambio e di compensazione delle emissioni di CO2, alla protezione di flora e fauna, a miglioramenti della qualità dell’acqua dolce e dei mari costieri e all’accesso universale ad acqua potabile sicura. Molti di tali miglioramenti sono stati ottenuti anche grazie all’attuazione dell’acquis comunitario in materia ambientale.
Secondo l’AEA, i cittadini, in ogni caso, continuano a nutrire preoccupazione riguardo ai cambiamenti climatici, alla qualità dell’aria che respirano, al modo di affrontare il problema dei rifiuti e agli effetti delle sostanze chimiche. Essi hanno molti dubbi su ciò che sta accadendo all’ambiente e sugli effetti che avrà su di loro e sulle generazioni future.
La tutela dell’ambiente e le priorità ambientali hanno una di­mensione chiave nella strategia europea per lo sviluppo sostenibile. Per fornire un sostegno specifico per l’attuazione della politica e della legislazione in materia ambientale è stato istituito con il Regolamento (CE) n. 614/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 maggio 2007 il programma LIFE+.
Il LIFE + è uno strumento finanziario dedicato esclusivamente all’ambiente con una dotazione finanziaria complessiva, per il periodo 2007-2013, di 2.143.409.000 euro. Secondo il re­golamento istitutivo, non meno del 78% di tale importo verrà utilizzato per sovvenzioni ad azioni per progetti in campo am­bientale rientranti in una delle tre componenti tematiche del LIFE, e cioè “Natura e biodiversità”, “Politica e governance am­bientale” e “Informazione e comunicazione”.
Tale dotazione verrà distribuita fra gli Stati Membri secondo una ripartizione annuale indicativa, stabilita dalla Commisione, sulla base di alcuni criteri tra cui popolazione e presenza sul territorio nazionale di Siti di Importanza Comunitaria, i cosiddetti SIC. Per questo il 50% delle risorse destinate alle sovvenzioni per azioni è riservato a misure di conservazione della natura e della biodiversità. L’obiettivo generale del LIFE è quello di con­tribuire allo sviluppo della po­litica e della normativa europea in materia di ambiente compresa l’integrazione dell’ambiente nelle altre politiche, lo sviluppo sostenibile e l’attuazione del Sesto Programma d’Azione in materia di Am­biente 2002-2012 (6° PAA).
In particolare, rispetto al LIFE III, il LIFE + intende sostenere le priorità fissate dal 6° PAA, quali la lotta ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità, la ge­stione sostenibile delle risorse na­turali e dei rifiuti, la riduzione de­gli effetti am­bientali negativi per la salute umana.
La sfida non è facile: un ruolo fondamentale può essere svol­to dal­la comunicazione: il confronto ed il dialogo sono utili per condividere modelli di consumo e di pro­duzione sostenibili ed imparare ad essere persone a basso impatto ambientale. Gra­zie alla creazione e al mantenimento di meccanismi di sensibilizzazione e di dialogo ispirati alla cooperazione con soggetti interessati al settore, la componente “Informazione e co­mu­ni­cazione” del LIFE potrebbe favorire il processo di partecipazione democratica al livello decisionale sulle politiche ambientali dell’UE rafforzando il legame con i cittadini.
Per far questo la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, nel 2008 ha aderito, attraverso lo sportello Europe Direct Puglia, ad una campagna di informazione e sensibilizzazione sul cambiamento climatico nell’ambito del progetto R.A.C.E.S. - Raising Awareness on Climate and Energy Saving for teachers, families, and stakeholders.
Il Comune di Firenze, insieme a partner di altre città italiane (Trento, Modena, Potenza e Bari) è il capofila di questo progetto, approvato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE. I Comuni aderenti, sparsi per tutta l’Italia, rappresentano un campione di ambienti urbani differenti (nord, sud, mare, montagna, ecc.), nei quali è stato possibile misurare gli effetti della campagna di informazione e di fornire i risultati di questa campagna alla Commissione europea.
Gli obiettivi del progetto sono:
1 - aumentare la consapevolezza e l’informazione sui temi dell’impatto del cambiamento climatico e sulle strategie di adattamento e mitigazione;
2 - rendere più consapevoli i cittadini e in particolare le famiglie rispetto a stili di vita ecocompatibili, sperimentandoli, quin­di, nella vita quotidiana per verificare una riduzione delle emissioni di CO2 e misurare la propria impronta ecologica;
3 - aiutare la governance ambientale a livello locale, promuovendo un modello partecipativo dal basso che riunisca e faccia dialogare gli attori locali (famiglie, insegnanti, amministratori e associazioni) sui temi del cambiamento climatico, degli effetti sulla nostra vita quotidiana e di come anche i semplici comportamenti della vita quotidiana possono in­fluire più o meno negativamente sull’ambiente.
Il progetto, che ha preso il via ufficialmente il 1° gennaio 2009 e si concluderà il 30 aprile 2011, era diretto ad informare i cittadini sugli impatti locali del cambiamento del clima ed il valore del risparmio energetico, attraverso una serie di azioni di comunicazione e sensibilizzazione sulle strategie di adattamento e di mitigazione finalizzate al coinvolgimento attivo e partecipato dei cittadini. Lo Europe Direct Puglia ha inteso avviare, con il progetto, un cammino verso una riflessione attenta sui rischi connessi con l’u­tilizzo sconsiderato e irrazionale delle risorse naturali per accrescere la consapevolezza sulla necessità di attuare stili di vita ecocompatibili, sperimentandoli nella vita quotidiana, azioni semplici, gratuite e non impegnative che ci possono aiutare a monitorare e ridurre le emissioni di CO2 anche dentro le mu­ra domestiche. Ma ha an­che inteso sensibilizzare i de­cisori locali in campo am­bientale, favorendo un mo­dello partecipativo e di bottom-up.
Il progetto si articola in una dozzina di azioni specifiche. Tra queste i CLIMA DAYS, nell’ambito dei quali è stato realizzato un nutrito programma di micro-conferenze dedicate ai diversi temi tutti connessi con l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Sono stati realizzati pannelli espositivi per una mostra, video interviste, documentari e tutorial, la brochure Cambia il clima in città ed, infine, la pubblicazione L’eco in casa, una sorta di miniguida all’ecologia domestica e al risparmio energetico. Attraverso l’azione del Carbon budget, le 24 famiglie coinvolte hanno misurato la propria impronta ecologica e adottato stili di vita ecocompatibili, sperimentandoli nella vita quotidiana per verificare una riduzione delle emissioni di CO2.
I focus group durante i quali si è discusso di tematiche am­bientali al fine di comprendere quali sono la percezione e il li­vello di conoscenza su queste tematiche e sul cambiamento climatico a livello locale e su quali possono essere gli strumenti da adottare per mitigarne gli affetti, raccogliendo elementi ritenuti rilevanti dai diversi target intervistati nei differenti contesti ur­bani. L’Open Space Technology, l’ultimo incontro pubblico svoltosi al Fortino Sant’Antonio Abate sul Lungomare Imperatore Au­gusto il 12 febbraio scorso al quale hanno partecipato un cen­tinaio di persone tutte interessate a discutere di problemi am­bientali ma anche desiderosi di poter contribuire personalmente alla adozione e alla proposizione di soluzioni ai problemi ambientali.
Torna ai contenuti